Claudio G. Casati
Ricerche specifiche sulla qualità dei programmi e delle facoltà universitarie sono state condotte negli USA a partire dagli anni ‘20. Le classifiche delle università sui media risalgono al 1983 quando US News and World Report iniziò la pubblicazione di “America’s Best Colleges Rankings”. Lo scopo era di aiutare studenti e genitori a scegliere l’università più adeguata. Solo recentemente due valutazioni globali delle università hanno attratto l’attenzione del grande pubblico, l’inglese THES-QS World University Rankings dal 2004 e la cinese ARWU (Academic Rankings of World Universities) dal 2003, impattando in modo significativo sul sistema universitario.
L’Italia e l’unico paese del G8 (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada, e dal 1998 la Russia) a non avere nemmeno una università nelle prime cento del mondo.
Questo secondo le due più accreditate valutazioni delle università: THES-QS World University Rankings, stilata dalla prestigiosa pubblicazione inglese Times Higher Education in associazione con Quacquarelli Symonds e ARWU (Academic Rankings of World Universities) dell’Università Jiao Tong di Shanghai, valutazione nata in origine (2003) come parte di un progetto cinese su larga scala per misurare il gap tra le università cinesi e quelle “world class”.
Nella classifica generale THES-QS 2008, Bologna, al 192esimo posto, è l’unica università italiana presente tra le prime 200. Il fallimento dell’Università di Bologna ha destato impressione a livello internazionale (es. Whatever happened to the University of Bologna? ) perché, quale primo ateneo del mondo occidentale (accreditata da Federico I Barbarossa nel 1158), è considerata la madre di tutte le università e storicamente nota per la qualità dei suoi docenti e dei suoi corsi.
Nella classifica 2007, Bologna era al 173esimo posto e l’allora Ministro dell’Università e Ricerca Fabio Mussi raggiunse telefonicamente il Rettore Calzolari per complimentarsi personalmente, con l’intera Università di Bologna, per i risultati raggiunti. Nel 2008 i quotidiani inglesi The Times, The Guardian, The Daily Telegraph e il Daily Mail riportavano, disperati, che le università di Cambridge e di Oxford erano scivolate, rispettivamente, al terzo e quarto posto.
Importanza della tecnologia nell’alta formazione
La domanda di alta formazione sta crescendo notevolmente nel mondo, accompagnata da una richiesta di qualità e personalizzazione dei processi di apprendimento. La risposta può venire solo dall’uso esteso delle tecnologie come è stato dimostrato dall’industria metalmeccanica realizzando produzioni di massa ad alta qualità. Nel campo universitario una prima dimostrazione è rappresentata dal “technological breakthrough” dell’OER (Open Educational Resources). Ovvero, attraverso il web, mettere i materiali formativi (syllabus, lezioni, letture di supporto, esercitazioni, ecc) a disposizione di tutti. OCW (OpenCourseWare) del Massachusetts Institute of Technology è l’esempio più famoso (http://ocw.mit.edu/). Inoltre, utilizzando la tecnologia, possiamo migliorare i processi di apprendimento, aumentare la partecipazione, incrementare la qualità dei servizi di istruzione e formazione e ridurne i costi. TEAL (Technology Enhanced Active Learning), iniziativa MIT, ha dimostrato come sia possibile applicare nuovi metodi di insegnamento, nati dalla ricerca, per ottenere miglioramenti radicali nell’apprendimento delle scienze, attraverso metodi interattivi, collaborativi che mettono al centro lo studente (Interactive Lecture for Modern Times: TEAL Uses Tech. to Improve Education, Sara Rimer, The New York Times, January 14, 2009; MIT passa dalla lavagna nera alla lavagna bianca, La Civetta N. 1/2009).
L’alta formazione sta diventando troppo costosa
Non è più possibile, come in Italia, utilizzare i soldi dei contribuenti per sostenere scadenti università distribuendo fondi a pioggia. Con la crescente scarsità di risorse economiche dei governi occidentali, occorre invertire questa tendenza. «Basta guardare alla Francia di Sarkozy che ha dato il compito di rilanciare il sistema a 10 poli universitari e stanziato 5 miliardi di euro. In Italia basterebbe individuare 15 atenei che funzionano», risponde il rettore dell’università di Bologna, Ugo Calzolari (16Feb09, Salvo Intravaia, la Repubblica.it).
Sistemi di Valutazione & Classifiche
Le classifiche delle migliori università, che sono molto apprezzate daI pubblico e dai media, vengono sempre più accettate dagli accademici che hanno superato la barriera ideologica che l’erogazione del sapere e la ricerca non possono essere valutati.
Nel bene e nel male i Rankings stanno diventando parte del sistema universitario, promettono trasparenza tra i diversi settori universitari, sono uno strumento di marketing per comunicare le caratteristiche prestazionali della propria università e guadagnare reputazione internazionale, creano concorrenza e competizione.
Le classifiche e gli indicatori, attualmente più utilizzati, hanno criteri differenti e non universalmente condivisi. ARWU dell’Università di Shanghai (www.arwu.org) è più centrata sui risultati accademici (Figura 1), THE-QS è basato sulle opinioni di accademici e datori di lavoro (Figura 2), (www.topuniversities.com).
«In Italia non è ancora attivo un sistema di valutazione degli Atenei analogo a quello di altri Paesi – pubblica sul proprio sito il Politecnico di Milano – inoltre, il Politecnico focalizzato soltanto su Architettura, Design, e Ingegneria e privo della formazione e ricerca nelle scienze naturali e in quelle mediche appare particolarmente svantaggiato nei benchmarkings internazionali. L’unica classifica nel quale si può ragionevolmente inserire è la THE-QS World University Rankings 2008 Technology – The world’s top universities in Engineering & IT based on responses to the Academic Peer Review. In essa il nostro Ateneo è da due anni intorno al 60-esimo posto nel mondo e 15-esima in Europa». (www.polimi.it/ateneo/la-valutazione-dei-risultati-peer-review/ ).
Il Rettore dell’Università di Bologna, Ugo Calzolari, ha dichiarato che « [THE-QS] non ha un valore assoluto, ma si tratta di una delle più autorevoli classifiche internazionali per gli atenei» (14Feb09 La Repubblica).
Nelle Classifiche THE-QS 2008 per Settore sono presenti solo 4 università italiane tra le TOP 100:
- Politecnico di Milano (Tecnologia, 63° posto),
- Università Bocconi di Milano (Scienze Sociali, 75°),
- Università di Bologna (Scienze Sociali, 90° e Arti & Scienze Umanistiche, 55°),
- Università di Roma – la Sapienza (Arti & Scienze Umanistiche, 54° e Scienze Naturali, 37°).
University Rankings – sviluppi futuri
I Rankings sono sempre più utilizzati dagli studenti e dalle loro famiglie per scegliere l’università; dalle nuove facoltà e dagli scienziati come strumento di confronto competitivo; dai partecipanti a programmi di formazione continua, dagli sponsor e dai politici per valutare la qualità delle università. Vista l’importanza crescente dei Rankings, l’Unione Europea ha lanciato un progetto per disegnare un sistema avanzato multidimensionale (Figura 3) – per valutare Università, istituzioni di alta formazione non-universitarie ed enti di ricerca non-universitari – che superi le debolezze e i limiti degli attuali sistemi.