Donne dal futurismo

Linda Finardi

A conclusione di questo 2009 si è celebrato il Centenario del Futurismo. È trascorso tutto il Novecento da quando i futuristi, spinti dall’esigenza di innovare la cultura e la società, hanno anche tentato di rovesciare i concetti tradizionali di femminilità, combattendo quella disparità millenaria tra uomo e donna.

Alla luce dei nuovi ruoli di genere che si intravedono nella nostra società, possiamo considerare il Futurismo precursore dei movimenti di emancipazione che a partire dagli anni ’70 hanno lottato contro la struttura per lo più patriarcale che la donna subiva e ancora subisce e quegli stereotipi che la ingabbiano ora in ruoli tradizionali di cura-assistenza, ora in quelli di donna-oggetto diffusi dalla tv?

Marinetti futurista ama o disprezza la donna?

Marinetti è la variabile essenziale del tema della donna all’interno del movimento futurista, essendo stato il primo artista della corrente a mettere in discussione la condizione femminile.

Non moderate furono le reazioni delle stesse futuriste alla prima provocazione dell’artista che,   nel Manifesto del Futurismo del 1909, dichiarava «Vogliamo glorificare il disprezzo della donna»: il suo rifiuto dei modelli dominanti dell’epoca si proietta anche sulla figura femminile, non della donna in sé, come ribadirà, ma della concezione tradizionale che la vuole remissiva, sdolcinata, amorevole, gelosa, moralista e pietista, modello comunque fino ad allora confezionato e preferito dagli uomini. Marinetti sostiene che l’atteggiamento passivo della donna diventa strumento manipolatore dell’uomo. Leggiamo in Come si seducono le donne del 1916 che per l’artista la donna tradizionale può essere paragonata a figure emarginate come «I sedentari, gli invalidi, gli ammalati e tutti i consiglieri prudenti» se non riscatta la propria autonomia assumendosi le stesse responsabilità tipiche degli uomini: «Abbiamo piena fiducia nella vostra forza fisica e nel vostro coraggio! Equilibriamo così le forze dei due sessi! Tutte le responsabilità anche a voi». Onori e oneri anche alle donne quindi.

L’artista disprezza la costruzione tradizionale della donna e la incita a non lasciarsi limitare le opportunità che offre la vita dalle sole idee romantiche dell’amore e del matrimonio, convinto che andassero anch’esse riformulate. Perché era nel desiderio di sposarsi che la donna esprimeva il suo «opportunismo» e la sua subordinazione. Non potendo lavorare e avere una collocazione sociale autonoma, ancora all’inizio del ‘900, sposarsi voleva dire soprattutto garantirsi la sussistenza o un’identità sociale riconosciuta.

«Quanto alla pretesa di inferiorità della donna, noi pensiamo che se il corpo e lo spirito di questa avessero subito, attraverso una lunga serie di generazioni, una educazione identica a quella ricevuta dallo spirito e dal corpo dell’uomo, sarebbe forse possibile parlare di uguaglianza fra i due sessi» dichiara l’artista. Parlare di educazione significa far riferimento alla famiglia e alla società in genere, in cui si assorbono i modelli culturali di riferimento, e anche all’istruzione scolastica, a cui la donna, come si sa, ha potuto accedervi solo recentemente. Marinetti quindi crede che se in questi secoli la donna fosse stata istruita ed educata come l’uomo oggi avremmo di fronte una diversa configurazione del rapporto uomo-donna, basato forse sull’uguaglianza. L’artista si chiederebbe oggi, se i modi di vedere il mondo e di agire in esso convergeranno ora che le donne possono con maggiore libertà scegliere il proprio percorso formativo, professionale, personale?

«La vittoria del femminismo e specialmente l’influenza delle donne sulla politica finiranno di distruggere il principio della famiglia», scriveva Marinetti nel Manifesto Contro l’amore e il parlamentarismo. Ben consapevole dei paradossi insiti nel suo discorso, supponeva che se le donne fossero entrate in parlamento avrebbero portato agli estremi i caratteri di «corruzione e banalità» che lo connotavano, distruggendo definitivamente il circolo vizioso in cui versava. E allo stesso tempo, le donne, acquisiti «più diritti e potere» avrebbero lasciato liberi i propri uomini di inseguire i loro ideali, senza manipolazioni, perché impegnate nei loro affari e meno nella famiglia. Ma ben veniva per il futurista che considerava la famiglia un «carcere» e il matrimonio «una prostituzione legale incipriata di moralismo e sentimento». L’artista osservava che il sesso era la moneta con cui la donna acquistava sussistenza/onore e che il contratto matrimoniale garantiva tale scambio sul lungo periodo. «La donna non appartiene all’uomo bensì all’avvenire. Noi vogliamo che una donna ami un uomo e gli si conceda per il tempo che vuole». Quasi ovvio notare che in quella fase, complice se così si può dire il Futurismo, iniziava il processo di secolarizzazione che toglieva legittimazione religiosa ai contratti matrimoniali, con l’intento di liberare la donna dai vecchi stereotipi e di ripensare ad una nuova conciliazione dei sessi.

 

Cos’è il genio per Valentine De Saint Point

Tra le futuriste, Valentine De Saint Point, anche amante di Marinetti, non senza contraddizioni e vecchie retoriche, rilanciava la propria visione del mondo: «Ogni eroe/genio è prodigiosa espressione della sua razza e della sua epoca solo perché è composto ad un tempo di elementi femminili e di elementi maschili ossia perché è un essere completo». Meno chiaro è perché poi l’artista, sempre nel Manifesto della donna futurista del 1912, suggerisca alla donna di adottare un modello maschile spinto all’eccesso – la «brutalità» – al fine di annichilire quello femminile. Più che incoraggiare la donna a coltivare una propria individualità, la incoraggia ad indossare l’abito culturale che fin’ora ha visto indossato dall’uomo e ad esasperare l’eterno conflitto tra dominati e dominatori. Che sia davvero una questione di sesso o di genere e non piuttosto di valori, di esperienze, di umana «curiosità esploratrice»?

Ma il sesso ha la sua importanza per i futuristi, che tentarono di ricondurlo alla condizione primordiale, libero dalle sovrastrutture culturali. Sesso e non amore. Natura e non cultura. La De Saint Point rivendicava il valore positivo del piacere sessuale per le donne come per gli uomini, perché sanciva la «comunione con l’universo, tra spirito e corpo», tra uomo e donna.

 Dal Futurismo donne con nuove identità

 In ogni caso il modello di donna “progettato” dal Futurismo se per diversi aspetti scorre nelle vene della donna contemporanea, per altri è stato forse anche superato. Negli ultimi decenni il ruolo della donna ha cominciato a mutare insieme alla nuova cultura della parità. Oggi le donne sembrano avere qualche possibilità in più di scegliere: di vivere sole, di confrontarsi con gli uomini sullo stesso terreno lavorativo, di sostituire il contratto matrimoniale con la responsabilità della propria scelta personale, di prendersi cura della propria famiglia e non rinunciare al ruolo di donna di casa tradizionale. Quindi di scegliere anche di essere mamme senza smettere di essere donne, «che agiscono» e «che godono» come C. Llera ricorda, criptica e fuggevole, nella Prefazione di Come si seducono le donne (Ed. Vallecchi). Donne che, spogliate dell’identità di donna del focolare, hanno indossato, di fronte ai nuovi diritti e ai nuovi doveri, l’abito nuovo della donna contemporanea.

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