Molte voci si sono alzate, in particolare negli ultimi anni, per proclamare la necessità di una riscoperta dei classici. Anche molte iniziative sono state proposte per portare ad un pubblico più vasto, che non sia quello degli addetti ai lavori o di coloro che in epoca più o meno remota si sono formati negli anni della scuola su quei testi, un patrimonio culturale che ha plasmato il pensiero di una parte del mondo occidentale. Cercare di portare l’antico ai nostri giorni, adducendo un’ azione salutare contro il degrado e l’imbarbarimento dei costumi, rischia di produrre, senza essere supportato da una riflessione compiuta, un cumulo di banalità. Tradurre quella cultura classica come una pura difesa di ciò che è il passato, non è una posizione inquieta, ma rischia di trasformarsi in un ingenuo entusiasmo. Di quale utilità e di quale bene, possono trarre le attuali generazioni ed in particolare quali anticorpi dovrebbero stimolare nei comportamenti questi retaggi del nostro pur glorioso passato?
Ed allora perché noi Inquieti vogliamo dare alla Grecità tutta la nostra attenzione nei prossimi giorni in cui dibatteremo e premieremo l’Inquieto dell’anno, in un altissima figura che incarna questo spirito?
Siamo convinti che leggere i classici, riattraversando un’eredità culturale, faccia rivivere quegli “spettri” del passato in uno scenario attualissimo. Rielaborare il concetto di democrazia domandandoci , come fa Pericle nella testimonianza di Tucidide, se la democrazia sia il governo del popolo o piuttosto se l’amministrazione della cosa pubblica debba essere gestita da élite che la indirizzi nell’interesse dei più e non dei pochi. O concepire il concetto di eros come la percezione del desiderio di raggiungere un livello superiore di possesso, non solo materiale ma anche spirituale, sono temi eterni che danno inquietudine e portano a riflessioni non banali sulla condizione di oggi.
Tra crisi ideologiche ed economiche, in un momento dove la partecipazione alla politica è spesso interpretata come interesse ed ambizione personale, in una società che deve governare una equa distribuzione della ricchezza, in modelli educativi in crisi d’identità e di organizzazione, ritrovare spunti e riflessioni nei grandi della cultura greca, mi riferisco non solo ai noti testi filosofici platonici ed aristotelici, quanto agli epici, ai tragici ed agli storici, aiuta a riflettere sul moderno senso di abitare questo nostro mondo.
Per questo gli Inquieti indirizzano il loro occhio verso quel mondo vicino, non solo da un punto di vista geografico, ma spirituale che da sempre ha caratterizzato l’ellenismo, e che nel primo ottocento ha condotto la “meglio gioventù” di allora a combattere per la liberazione di un popolo, per un debito di riconoscenza che noi tutti dobbiamo avere ancor oggi verso i Greci.