Si scrive e si parla ovunque, oggi, di cibo, alimentazione e diete: è la gastronomia, cioè l’invasione dei media da parte di esperti, dietologi, naturisti e cuochi, parallela alla perdita delle abilità di preparare presto e bene e con una spesa limitata cibi lisci genuini, sani e saporiti. La cucina, come attività e come locale della casa, è in via di estinzione nella realtà ma occupa tanto spazio nella fantasia. Che cosa sta succedendo? E perchè questa contraddizione ci rende inquieti?
Succede che il cibo, quintessenza di qualcosa di buono che ci fa del bene perché soddisfa bisogno e desiderio, inizia a farci del male. Ci fa del male perché ne ingeriamo troppo e troppo spesso; e poi perché gran parte del cibo è cattivo, non genuino, adulterato, sofisticato (“striato”). Il nostro cibo sembra assoggettarci a forma di brutalità e di violenza simili a quelle cui noi lo sottoponiamo, come se si ribellasse e chiedesse di essere trattato in maniera umana e gentile. Solo allora tornerà a essere il cibo buono (“liscio”) che fa bene.
Ma che cos’è il cibo liscio? Ce ne parla Francesca Rigotti, autrice del libro “Manifesto del Cibo Liscio. Per una nuova filosofia in cucina”, il quale prende spunto dalla distinzione tracciata da Deleuze e Guattari tra due tipi di spazi: quello “rigato” (cartesiano, gerarchico, egemonico, rigido: lo spazio del potere) e quello “liscio” (fluido, mutevole: lo spazio del non potere). Il libro vi adatta il modello alimentare per dimostrare come nel cibo liscio nasca la possibilità di nutrirsi con alimenti sani che non provocano disagi e malattie. Un nuovo modo di appassionarsi alla cucina.
Francesca Rigotti sarà a Milano sabato 11 luglio 2015, all’EXPO Milano, Auditorio del Padiglione Svizzera, ore 17.30, e con noi ad “Un Millesimo di Inquietudine” sabato 18 luglio alle ore 16.30 presso il Giardino del Relais del Monastero di Millesimo (SV) presentata da Giovanni Fazzone.
Francesca Rigotti è nata a Milano, vive tra la Germania e l’Italia e insegna nell’Università
della Svizzera italiana di Lugano, dopo essere stata docente a Göttingen, a Princeton e a
Zurigo. La sua ricerca è caratterizzata dalla decifrazione e dall’interpretazione delle
procedure metaforiche e simboliche sedimentate nel pensiero filosofico, nel ragionamento
politico e nell’esperienza della vita quotidiana. Le sue pubblicazioni, tradotte in dodici
lingue, seguono quindi prevalentemente i due binari citati: da una parte, L’umana perfezione,
Bibliopolis, Napoli, 1980; Metafore della politica (il Mulino, Bologna 1988), Il potere e le
sue metafore (Feltrinelli, Milano 1992), La verità retorica. Etica, conoscenza, persuasione
(Feltrinelli, Milano 1995), L’onore degli onesti (Feltrinelli, Milano 1998), Onestà (Cortina,
Milano, 2014); dall’altra: La filosofia in cucina (il Mulino, Bologna 1999), Il filo del
pensiero (il Mulino, Bologna 2002), La filosofia delle piccole cose (Interlinea, Novara 2004),
Il pensiero pendolare (il Mulino, Bologna 2006), Il pensiero delle cose (Apogeo, Milano
2007), Gola. La passione dell’ingordigia (il Mulino, Bologna 2008), Le piccole cose di
Natale (Interlinea, Novara 2008), Partorire con il corpo e con la mente (Bollati Boringhieri,
Torino 2010), Asini e filosofi (con Giuseppe Pulina, Interlinea, Novara 2010); Senza figli
(con Duccio Demetrio, Cortina, Milano 2012).