”Non possiamo evitare di usare il potere, e allora amiamo in modo potente”
Elio Ferraris
Potere, sostantivo e verbo, è il filo conduttore della V Edizione della Festa dell’Inquietudine.
Cercheremo di svelarne la duplicità: potere che è dentro noi e potere che è fuori di noi.
Le riflessioni su queste pagine e gli incontri prima e durante la Festa serviranno a dipanarne il groviglio di significati e correlazioni: autorità, energia, forza, diritto, abuso, relazione, fascino, consenso, comando, controllo, assenza, oscurità, trasparenza, convinzione, manipolazione, partecipazione, capacità, compassione, destino, Dio, Natura, mente, famiglia, perfezionamento, Se stesso, l’Altro….
Gli Inquieti sanno che le crisi sono punti di rottura di vecchi equilibri, che nelle difficoltà si nascondono opportunità in cui è possibile far emergere il meglio di ogni persona e sanno che potere significa essere capaci di affrontare le crisi per sé e per gli altri.
Avere potere consente ad un individuo di prevalere su un altro, consente al singolo o ad un gruppo di prevalere sui molti. E i danni e gli abusi possono essere devastanti.
Ma ognuno di noi sa che avere più potere significa poter agire in modo più incisivo e favorevole per il contesto che ci circonda. In questo caso potere si coniuga con dovere, servizio, senso di responsabilità, disponibilità e, persino, umiltà.
Difficile, quindi, definire la natura del potere.
Sappiamo, tuttavia, che è meglio guidare che farsi trascinare.
”Non possiamo evitare di usare il potere, e allora amiamo in modo potente” Martin Buber (filosofo, teologo e pedagogista austriaco naturalizzato israeliano. Vienna, 8 febbraio 1878 – Gerusalemme, 13 giugno 1965)